Il Fondo Monetario Internazionale è leggermente più ottimista sulla crescita economica dell’eurozona quest’anno, prevedendo ora un’espansione del PIL dello 0,7% ed escludendo che Germania e Italia entrino in recessione.
Nell’aggiornamento del “Global Economic Outlook” (WEO), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede che l’economia dell’Eurozona crescerà dello 0,7% quest’anno, con un aumento di 0,2 punti percentuali (p.p.) rispetto alla stima di ottobre, ma al di sotto del 3,5% previsto per il 2022.
Secondo il FMI, la revisione al rialzo è giustificata dagli effetti del rapido aumento dei tassi d’interesse della Banca Centrale Europea (BCE) e dall’erosione dei redditi reali, compensati dal freno dei risultati del 2022, dal calo dei prezzi dell’energia e da ulteriori annunci di sostegno sotto forma di controlli sui prezzi dell’energia e trasferimenti di denaro.
Per quanto riguarda il 2024, l’istituzione guidata da Kristalina Georgieva è leggermente più pessimista e ha tagliato la proiezione di 0,2 p.p. all’1,6%.
Tra le principali economie dell’Eurozona, le “nuvole nere” che oscuravano le prospettive del Prodotto Interno Lordo (PIL) della Germania sono meno pesanti: per quest’anno, il FMI ha rivisto al rialzo le sue previsioni di 0,4 punti percentuali rispetto a ottobre, per una crescita dello 0,1%.
Le previsioni collocano l’economia tedesca in una fase di stagnazione, ma escludono già una recessione dallo scenario centrale. Un risultato simile per l’economia italiana, le cui prospettive sono state riviste al rialzo di 0,8 pp. allo 0,6%.
Secondo il rapporto, nel 2024 la Germania dovrebbe crescere dell’1,4% (-0,2 pp. rispetto a ottobre) e l’Italia dello 0,9% (-0,4 pp. rispetto a ottobre).
Il FMI ha lasciato invariate le previsioni di crescita per la Francia allo 0,7% quest’anno e all’1,6% nel 2024.
D’altra parte, le istituzioni di Bretton Woods vedono l’economia spagnola crescere dell’1,1% nel 2023 (-0,1 pp. rispetto a prima) e del 2,4% nel 2024 (-0,2 pp. rispetto a prima).
“Questa capacità di ripresa, visibile nei dati sui consumi e sugli investimenti del terzo trimestre, riflette in parte il sostegno del governo, pari a circa l’1,2% del PIL dell’UE, alle famiglie e alle imprese colpite dalla crisi energetica, nonché il dinamismo delle economie che si stanno riaprendo”, spiega, aggiungendo che i prezzi del gas sono scesi più del previsto.
Tuttavia, avverte che lo slancio della riapertura “sembra stia scemando”, come dimostrano gli indicatori ad alta frequenza per il quarto trimestre, che suggeriscono una contrazione nei settori manifatturiero e dei servizi, mentre la fiducia dei consumatori e il sentiment delle imprese sono peggiorati.
Inoltre, “con un’inflazione che si aggira intorno al 10% o più in diversi paesi dell’eurozona e nel Regno Unito”, sottolinea che i bilanci pubblici rimangono “stretti”.
Allo stesso tempo, “il rapido ritmo degli aumenti dei tassi di interesse da parte della Banca d’Inghilterra e della Banca Centrale Europea (BCE) sta inasprendo le condizioni finanziarie e frenando la domanda nel settore immobiliare”.