Qual è il provvedimento che ha superato persino la riforma delle pensioni? Si parla di novità fiscali e di quella che può essere definita alla perfezione come “Riforma del Fisco”.
Il Governo sta lavorando ad un provvedimento divenuto più importante della riforma delle pensioni, attorno a tutte le novità fiscali dell’anno 2023 che ha come denominazione vera e propria “Riforma fiscale“, il pacchetto per i contribuenti è carico di novazioni e di nuove misure che verranno introdotte. Tra le novità più importanti vi sono quelle per le cartelle esattoriali con dei piani di rateizzazione più lunghi per i contribuenti.
Innovazioni anche sulle tasse poiché l’IRPEF verrà modificata cambiando scaglioni ed aliquote. Quest’ultima ha delle ricadute sugli stipendi dei lavoratori. Lo stipendio sarà rialzato dai 100 ai 260 euro in più.
Ricadute in busta paga ed aumenti
L’IRPEF è un’imposta che grava sui contribuenti italiani, sui loro redditi prodotti nell’anno precedenti, l’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Il 730 del 2022, di fatto, è servita all’IRPEF poiché calcolata in base ai redditi del gennaio 2022 fino al dicembre dello stesso anno.
La nuova riforma fiscale del Governo cambierà gli scaglioni di tassazione e ci sarà un notevole vantaggio per i contribuenti sul loro stipendio. Di fatto, ai lavoratori dipendenti viene scalato l’IRPEF in busta paga di mese in mese, con tale imposta trattenuta dal datore di lavoro e versata direttamente all’Agenzia delle Entrate. Dunque, se un lavoratore paga meno l’imposta, lo stipendio sarà in aumento.
Aumenti da 100 a 260 euro in più
Le aliquote IRPEF in vigore al giorno d’oggi sono quelle previste dalla Legge di Bilancio 2023, le quali sono quelle che seguono:
- 23% per i redditi fino a 15.000 euro;
- 25% sui redditi da 15.001 a 28.000 euro;
- 35% sui redditi da 28.001 a 50.000 euro;
- 43% sui redditi superiori a 50.000 euro.
Il meccanismo utilizzato è a scaglioni progressivi, dunque il 23% si applica sempre e per chiunque per un reddito pari o inferiore ai 15.ooo euro. il 25% esclusivamente sulla parte che eccede ai 15.000 fino ai 28.000, il 35% sulla parte eccedente i 28.000 fino ai 50.000 e via dicendo.
Il progetto di riforma va verso l’aliquota unica. In. parole povere gli scaglioni sopraelencati non esisteranno più e le imposte verranno misurate, oltre che in base ai redditi, anche su altri parametri dei contribuenti come la composizione del nucleo familiare e le varie problematiche a seguito di esso. Il progetto di riforma è, però, a lungo termine; con la riforma fiscale, come nel disegno di Legge di Delega si andrà a modificare ritoccando ancora una volta l’attuale meccanismo, magari eliminando uno scaglione.
Un’ipotesi mette in campo le nuove aliquote:
- 23% per i redditi fino a 28.000 euro;
- 35% sui redditi da 28.001 a 50.000 euro;
- 43% sui redditi superiori a 50.000 euro.
Come chiaramente evidenziato, la proposta prevede l’abolizione dello scaglione fiscale al 25%. Questo cambiamento avrebbe un impatto positivo sulle fasce di reddito medio, che beneficerebbero di un recupero di due punti percentuali nelle aliquote fiscali per i redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro. Invece di essere soggetti a un’imposta del 25%, i contribuenti in questa fascia vedrebbero la loro aliquota scendere al 23%, con un risparmio stimato di 260 euro all’anno. Va sottolineato che questa riforma non avrebbe alcun impatto sui contribuenti con un reddito inferiore a 15.000 euro, poiché il loro attuale scaglione fiscale rimarrebbe invariato. Tuttavia, coloro che guadagnano 20.000 euro annuali risparmierebbero già 100 euro grazie a questa proposta.
L’effetto complessivo di questa modifica fiscale potrebbe portare a una maggiore equità nella distribuzione del carico fiscale, beneficiando le fasce di reddito medio-basso e stimolando potenzialmente la spesa e gli investimenti. Tuttavia, come in ogni riforma fiscale, è essenziale valutare attentamente l’impatto sul bilancio statale e l’equilibrio fiscale complessivo per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche.