Un’analisi condotta da First Cisl evidenzia l’andamento delle banche (desertificazione bancaria). Il segretario Colombani sottolinea che il processo di digitalizzazione sta escludendo gli anziani.
Valentii, esperto del Censis, aggiunge che il sistema non è adeguatamente preparato per affrontare la crisi della globalizzazione.
Desertificazione bancaria: le banche stanno perdendo il territorio
In Italia la popolazione piano piano si sta abituando alla desertificazione bancaria e quindi alla scomparsa di tutte le filiali delle banche. Non raramente, a seguito di brevi periodi di ristrutturazioni, gli sportelli sono stati sostituiti con insegne che si dedicano ai bisogni più immediati in confronto alle attività di credito: centri per la cura delle unghie, pizzerie al taglio o magari poke, negozi di sigarette elettroniche. Questa trasformazione sta avvenendo ad un ritmo impressionante: soltanto fra gennaio e giugno quest’anno 593 filiali hanno chiuso i battenti. Si parla di una media di tre sportelli al dì, compresi i fine settimana.
Tra l’anno 2012 e l’anno 2022 il totale complessivo di sportelli chiusi è calato da 33.000 a quasi 21 mila, con 12.000 filiali perse. Ad oggi il risultato è che in Italia 4,3 milioni di persone e 249.000 imprese risiedono all’interno di comuni in cui non è presente neanche una banca. Mentre 387.000 imprese e 6 milioni di persone vivono in comuni che hanno soltanto uno sportello.
Per questo si parla di desertificazione bancaria situazione che ha riconosciuto, durante il luglio scorso ad un’assemblea di Federcasse, anche Mattarella. In quella stessa occasione Sergio Mattarella ha riconosciuto la capacità di restare sul territorio a tutte le banche di credito cooperativo, soprattutto per quanto riguarda il sud e le aree interne che solitamente vengono abbandonate.
Parla la Fondazione Fiba della First Cisl
È la Fondazione Fiba della First Cisl a dare i numeri precisi riguardo alla sparizione dei vari sportelli. A sparire non sono soltanto le filiali, ma anche i vari istituti di credito continuano ad essere sempre di meno. L’Italia nel 1998 era fra i primi tre paesi con il maggior numero di banche in Europa, sopra l’Italia c’erano Germania e Francia, ma da quel momento in poi le banche sono diminuite vertiginosamente e ad oggi sono sempre meno, addirittura meno che in Austria o Polonia.
Paolo Grignaschi, uno dei membri della Fondazione Fiba, ha presentato un’analisi in cui mostra l’Italia come una delle nazioni europee con più concentrazione bancaria. Mentre Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, spiega che esiste un ulteriore rischio: ovvero che si è interrotta la fase di espansione della globalizzazione, aprendo la strada a un periodo post-neoliberale che richiama l’attenzione sulla centralità dei territori. In Italia il sistema bancario, nella sua trasformazione attuale, rischia di non essere pronto ad una nuova realtà. A tal proposito occorre rivedere la strategia. La First Cisl Durante gli ultimi anni, ha particolarmente insistito riguardo l’importanza di mettere al centro dell’attenzione il ruolo sociale delle banche.
Secondo Riccardo Colombani, segretario nazionale del sindacato, non si tratta di un ritorno al passato, ma la politica può intervenire con alcune misure coordinate per incentivare le banche a riallacciare i legami con i vari territori e con la realtà delle imprese italiane e delle famiglie.